DOMUS 2020 L’autoproduzione alimentare, alla base di un nuovo modello insediativo
L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo, ci impone una profonda riflessione anche sulle nostre abitazioni e, soprattutto, sui modelli insediativi a scala urbana. L’inurbamento massiccio dal dopoguerra ad oggi, ha inevitabilmente disgunto gli ambiti territoriali urbanizzati, dalle filiere produttive agroalimentari.
Il Piano strategico di attuazione dell’Unione Europea per le Smart Cities definisce questi “Ambiti Urbani” come un sistema integrato di flussi di persone, informazioni, energia e risorse per favorire la crescita sostenibile dell’economia, la capacità di resilienza e un’alta qualità della vita.
In Europa sono stati avviati molti progetti su Smart Districts, che integrano Smart System, Mobilità Elettrica, FER, Piattaforme ICT e Urban Farming.
Il Protocollo DOMUS2020 si inserisce a pieno titolo nella nuova relazione virtuosa, tra edifci e scala urbana, attraverso un processo di rigenerazione privo di un reale consumo di suolo e risorse primarie. Il naturale sviluppo della sua filosofia insediativa, porta ad affiancare alla già dimostrata efficienza energetica e sostenbilità edilizia, anche l’autoproduzione alimentare trasferita a servizio di un’insediamento abitativo integrato, dove si costruisca un’esempio di gestione sostenibile e di responsabilità economica e sociale messo a beneficio della collettività.
In una impostazione urbanistica, le aree verdi, riconcettualizzate ed esuberanti gli standards, assumono ora anche una nuova connotazione produttiva. Questo approccio è certamente di estremo valore per i vantaggi diretti e indiretti indotti:
- Il cibo autoprodotto non richiede packaging e confezionamenti con il successivo problema dello smaltimento;
- Il cibo autoprodotto riduce l’inquinamento perché essendo a chilometro zero elimina i costi grigi per i trasporti;
- Il cibo autoprodotto permette il controllo sull’eventuale utilizzo di sostanze fertilizzanti o antiparassitarie;
- L’autonomia alimentare consente vantaggi economici e l’indipendenza dalle filiere esterne.
Il percorso virtuoso, vedrebbe infine, la sua ideale conclusione, nel trattamento dei reflui organici, con impianti secondari di fitodepurazione. Quest’ultimi, rappresentano un’alternativa sostenibile alla depurazione tradizionale e sono vantaggiosi dal punto di vista economico, risparmiando energia primaria con limitati costi di gestione. Inoltre, rispettano l’ambiente con un miglior impatto sul paesaggio eliminando trattamenti di disinfezione chimica, ed introducono un elemento di miglioramento paesaggistico con la creazione di zone umide.
Le città/paesi, intese come sistemi urbani allargati e ad alta densità di popolazione, non sono più sostenibili per tre ordini di motivi:
- economico, poiché il cibo sarà sempre più costoso (con conseguenti problemi di insicurezza alimentare soprattutto tra le popolazioni più povere);
- ecologico, poiché il trasporto merci e di cibo incide in modo rivelante sull’inquinamento delle città;
- sociale, poiché i fattori economici ed ecologici sopra citati mettono a rischio la qualità della vita urbana e la salute dei cittadini.
Offrire opportunità di valore aggiunto edilizio-urbano e di qualità della vita per gli abitanti, passa inevitabilmente da una riconnessione con le filiere produttive agroalimentari, che possano sempre più occupare aree di riconversione e, divenire fulcri della nuova politica insediativa.
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